Testo liberamente tratto dal catalogo VIRUSGROUP
di Alessio De Cristofaro
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La cultura visuale postmoderna, nella sua particolare e originalissima declinazione italica, è l’alveo in cui inquadrare storicamente gli artisti del Virus Group. Penso soprattutto, alle radici morali dell’esperienza del teatro d’avanguardia della Napoli degli anni Settanta, quella del Teatro dei Mutamenti di Antonio Neiwiller, che per il gruppo è stato maestro, mentore e amico fraterno. I quattro artisti in mostra sono radicati nell’humus dell’arte postmoderna, ciascuno col proprio personale percorso e con i propri tempi: Giulio Ceraldi, Consuelo Chierici, Stefano De Santis e Giancarlo Savino parlano una lingua comune, fatta di figurativismo, memoria stratificata, sognied anticonformismo. Virus Group sente la responsabilità dell’arte quale missione anche sociale e collettiva, in cui il singolo, apparentemente stretto nel paradosso dell’ego isolato e creatore, ha senso solo quale parte viva di una comunità . Le opere del Virus Group sono in buona parte frutto della produzione recente degli artisti, realizzata nel clima generato dal primo incontro con lo spazio del Drugstore Museum, durante il difficilissimo periodo pandemico. Ci sono però, qua e là , anche opere storiche, a dimostrazione di una continuità e unitarietà di linguaggio che caratterizza tutte le lunghe vicende artistiche dei quattro protagonisti. La ricognizione della memoria culturale stratificata nelle opere è operazione necessaria a una loro più piena comprensione. I riferimenti, però, sono talmente tanti e molteplici, che non sempre è facile individuarli: a volte si manifestano come citazioni, altre volte come riletture, altre ancora come travisamenti voluti e reinvenzioni. Eppure, osservando ogni opera con attenzione, l’occhio ricava impressioni e suggestioni in grado di trasportarlo fugacemente nel tempo e nello spazio, in un altrove che è al contempo qui e ora, ma anche laggiù, e prima e dopo e sempre.
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