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UN CONCETTO DEL FARE ARTE

             

OSARE

L’artista ha per sua natura, bisogno di dilatare il tempo della creazione. Di sottrarsi, per questo, ad una parte dei rapporti sociali. Questo mai per isolarsi. Quanto per contenere lo stretto necessario   

L’opera non è altro che un’idea, frammento oscuro e invisibile, che si trasforma in oggetto percepibile, concreto. Tutto il lavoro dell’artista è OSARE. Un atto coraggioso e di grande maestria nel trascinare fuori da sé, nel visibile, quell’ odore di corpo a corpo, quell’umore che aleggia intorno alla sua immaginazione unica e sconosciuta. Egli non descrive, non imita. Semplicemente trasferisce ciò che gli sembra di aver visto o capito. Un lavorio, che incoraggia e scoraggia, che testimonia e interroga.

OSARE. Chi può avere questo ardire oggi?                      

Solo gli artisti lo possono fare, perché è la parte fondamentale del loro lavoro.

OSARE oggi, in un mondo separato e ostile, significa assumersi la responsabilità di rimettere al centro l’opera d’arte e con essa l’operare: il luogo, lo spazio e il tempo in cui l’artista crea, istalla, espone. Qualche anno fa, esattamente in una primavera del 1984 a Napoli, alcuni artisti fondarono su questi presupposti il gruppo VIRUS. Dopo alcuni anni di avventure umane e personali, G. Ceraldi, C. Chierici e G. Savino, parte costituente di quel gruppo, lo ricostituiscono a Roma insieme ad altri artisti . 

Il 30 settembre 2020 il gruppo VIRUS group, insieme all'associazione  Comunità X  hanno inaugurato a Corviale uno spazio libero e gratuito. Uno spazio come offerta culturale alla città ed in particolare a Corviale, un luogo di incontri, confronti, mostre ed eventi.  l'intento è proporre un’arte umana, dove la linea non misura la superficie, ma il peso specifico sentimentale che sostiene l’armonia tra punti distanti. Un battere forte. Una emozione. 

    VIRUS group - L'origine 

       

Nel 1987 a Napoli nello studio di G.Savino in via Benedetto Croce, 38, in una calda giornata di maggio, Giulio Ceraldi, Salvatore Ravo, Consuelo Chierici, Giancarlo Savino, Dino Izzo, Antonio Neiwiller, Stelio M.Martini alla fine di una lunga appassionata discussione sul sistema dell’arte, sui suoi perversi percorsi, così autoreferenti e penalizzanti verso gli artisti stessi, si decideva di fondare il gruppo denominato Virus

Questa premessa, con un linguaggio un po’notarile, sanciva un patto di collaborazione artistica e di condivisione della condizione umana e sociale degli artisti firmatari.

Virus, fu il nome scelto e fu deciso perché in questo termine si voleva indicare una vocazione di contagio verso la società e tutto il sistema che girava intorno alle arti figurative. Un contagio che poggiava le basi sul concetto che l’arte è un modo. Un modo per testimoniare il sentimento del tempo, ognuno con le proprie esperienze, tecniche e temi che la società sollecita di volta in volta. Il gruppo Virus, non nasceva dunque da una affinità tecnica, non era il solito gruppo di tendenza, come gli astrattisti, i figurativi, etc.. ma dalla necessità di ripristinare una modalità, fuori dalla egemonia imperativa delle regole del mercato. L’arte deve avere tempi diversi dai tempi del mercato. Il gruppo persegue con queste premesse alcuni obbiettivi: innazittutto, rimettere al centro del sistema Arte, la figura dell’artista e del suo luogo di lavoro; lo studio. Stabilire che l’oggetto d’arte, non potrà mai essere una merce, intesa come puro oggetto di consumo. Perché in esso c’è un investimento di desideri e di emozioni che, non si possono consumare una volta e per tutte. Con queste premesse, un oggetto d’arte, seppur strettamente legato al suo tempo, si rende immortale. L’altro fondamentale punto su cui si è fondato il gruppo è dare visibilità al lavoro dell’artista, alla sua azione e posizione nella società. Il gruppo ha dichiarato fin dalla sua fondazione, la necessità di abbandonare le mire e le illusioni del sistema economico dell’arte che attraverso gallerie, fondazioni e musei, non persegue una modalità di scelte fondate sul valore dell’opera, ma sulle spinte di mode e novità proprie. Contro questo stato di cose, il gruppo virus messo in atto un movimento di visibilità che prevede l’attivazione del luogo di lavoro: lo studio, come luogo di visibilità del lavoro e insieme momento di educazione estetica e culturale. La visita allo studio di un artista, diventa una straordinaria esperienza di incontro di sguardi, emozioni. Si rovescia la falsa idea che non tutti possono capire l’arte e si stabilisce al contrario che un’opera d’arte, se è tale, non è soggetta a nessuna specifica comprensione, essa si pone allo sguardo con il portato di un’esperienza emozionale collettiva, che coinvolge tutti, in un processo che va dal vedere al sentire, fino al desiderio di volerlo tenere per sé. Per tutto questo, Nel settembre del 1987 il gruppo virus lanciò a Napoli la prima manifestazione di studi aperti. I 30 artisti che vi parteciparono, aprirono il loro studio al pubblico che affluì curioso ed entusiasta. Avevamo trovato un modo di trovare visibilità per tutti. Un modo reale e non tendenzioso per aprire un dibattito su l’arte e al tempo stesso per fare selezione. Nel 2022 il Ministero della cultura e la Sovrintendenza speciale, hanno organizzato presso il Museo Dragstore di Roma una mostra retrospettiva sul gruppo Virus. Storicizzando la sua attività come una ricerca di innovazione nel campo dell’arte figurativa. Attualmente, il gruppo è composto da Consuelo Chierici, Giulio Ceraldi e Giancarlo Savino.                                                             

  L’ARTE E’ UN MODO  -  -  ISTRUZIONI PER L’USO.    di  Jonathan Giustini

Il 30 settembre 2020 si è aperto  a Corviale, uno spazio liberato.

E nasce uno spazio libero. Con una mostra collettiva inaugurale che abbiamo chiamato : L’ARTE E’ UN MODO/ISTRUZIONI PER L’USO

 

Uno spazio che gli artisti Giulio Ceraldi, Consuelo Chierici, Giancarlo Savino,  che attualmente formano il gruppo Virusgroup hanno sottratto dalla loro area di lavoro per farne uno spazio aperto e gratuito. 

Una possibilità per quanti; artisti visivi, scrittori, musicisti, videomaker, etc.. vogliano usare per creare un momento di confronto e mostrare il frutto della loro ricerca. Una offerta alla città di Roma. Una proposta innovativa , non a caso parte da Corviale, periferia spesso dimenticata e sottoposta a pregiudizi e cattiva informazione.

 

Un luogo liberato, dove, centrale, sarà la qualità del lavoro e la posizione umana dell’artista che lo produce.  

 

Non è la prima volta che il gruppo Virus ars si fa promotore di iniziative liberatorie, rispetto alle secche che il mercato ha costruito per impedire un rapporto diretto tra artisti e pubblico.                  

Dal 1984 anno in cui il gruppo si fonda e fino ad oggi, nelle diverse formazioni, ha elaborato manifestazioni come “Studi Aperti” Museo Diffuso Urbano ed altri eventi, tutte manifestazioni tese a liberare la cultura dalle chiuse che impediscono, al flusso della diffusa creatività, di mostrarsi liberamente, nelle diverse forme ed espressioni. 

 

L’ esposizione inaugurale dal titolo L’arte è un modo/istruzioni per l’uso, vede coinvolta una parte significativa della recente produzione di Virus group.  Si tratta di dipinti, sculture, incisioni che con diverse modalità tecniche e stilistiche, mostra nei temi trattati, lo stesso “modo;” quello di  rispondere a questo tempo, così spinto verso confini di un consumo frettoloso, lavori che mirano al cuore dell’emozione e creano pause,  come tunnel da percorrere in tempi lunghi, per rianimare la pazienza dell’osservazione, fino a scoprire che il tempo dell’osservazione dell’arte è essa stessa un’arte.        

 

E’ un primo tentativo, una piccola nota. Un graffito, un bacillo di un nuovo ed antico virus che sentiamo benefico e salutare, comunque necessario, e che vogliamo diffondere, instillare, contaminare e rovinosamente gettarvi addosso. Con la furia della dolcezza, con la sapienza della semplicità, con il fuoco del mare. 

Opere sparse, icone, grandi e piccole tele, finiti e non finiti, pietre, rocce e tracce di passaggi di poesia. Legno. In questo grande spazio strappato all’abbandono, all’incuria, al vento della sera. Strappato  a morsi e per necessità. Per desiderio e destino. Tra le parole degli uomini e l’urlo della strada. Tra il sospetto e la curiosità. Tra il trovare e il non ritrovarsi. In fondo al viale dove vedrete muri di ceramiche e graffiti. Una piccola porta, un vetro, una finestra ricostruita e nessun ancora riscaldamento.

Arte che nasce nel vento e che chiude spifferi e riaccende lucernari. Fomenta un nuovo ordine e abbandona un antico disordine. 

Arte che incontri se passi, se guardi, se cerchi. 

Arte che viene da te. Che si sposta e poi dimora e persiste. Arte che taglia i corpi e si sparpaglia per terra, come polvere, come lentiggini, come sassolini di pietra per il ritorno del nostro cammino. 

Arte che torna dopo un lungo andare. Uomini, artisti che sanno dove mettere le mani. E che dunque sanno e vogliono insegnare.

Un laboratorio, Virus ars, che custudisce antiche ricette e come le processioni dei santi passa per credere o non credere. Per ballare e ristare. Fermi. E invero mobili. Antichi eppure modernissimi.

 

( Jonathan Giustini come amico, curatore e scrittore li affianca in questo viaggio leggero)

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